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Wing Tsun

Wing Tsun (o wing chun) è l'essenza più pura delle arti marziali cinesi, è adattamento, è efficacia, è coscienza del vero combattimento. Per le sue speciali caratteristiche, la pratica del Wing Tsun dona sicurezza nelle situazioni di pericolo reale, autostima, controllo di se ed apertura mentale. Studia le altre forme di lotta, l’aggressione da più avversari e gli attacchi armati, nonché l’aspetto psicologico ed emotivo del combattimento. Scegliere di praticare Wing Tsun significa imparare un Sistema di DIFESA PERSONALE reale e istintivo.

 

Wing Tsun AWTA

Scegliere di praticare Wing Tsun AWTA significa imparare un Sistema di DIFESA PERSONALE reale e istintivo in un clima sereno e cordiale lontano da fanatismi ed esaltazioni. La competenza e la professionalità degli Istruttori e Insegnanti sono garantite da una preparazione teorico-pratica Accademica, basata su uno sviluppo tecnico e pedagogico eccellente, che deriva da un' esperienza di decenni di pratica.
SOCIALIZZAZIONE, EDUCAZIONE e RISPETTO sono alla base dell'insegnamento in tutte le Scuole AWTA riconosciute.
Il Caposcuola Prof. Michele Stellato, Fondatore dell'AWTA, che pratica WT dal 1982, è disponibile con i suoi collaboratori ad organizzare presentazioni e seminari per illustrare i principi che sono alla base del WT, la cui particolare interpretazione caratterizza l' Accademia.

Le forme

Non esiste arte marziale al mondo dove non si studino delle serie codificate di movimenti chiamate forme.
Chi più chi meno all'interno della proprio disciplina si troverà di fronte a questi importanti e, direi, fondamentali strumenti didattici.
Nel nostro stile ne troviamo 6 di cui 3 a mani nude e 3 con "attrezzi". Ogni nostra forma ha caratteristiche e scopi differenti, ma tutte, ovviamente, mirate ad ottenere uno sviluppo armonico, completo e quanto più efficacie delle tecniche tipiche del Wing Tsun.

 

Chi sao

Il cuore del nostro sistema. Esercizi a coppie con le braccia in aderenza per lo sviluppo delle reazioni tattili e delle risposte rapide ed istintive. Il Chi Sao, praticato con continuità e dedizione, permette di rendere i movimenti di risposta un processo non ragionato e, di conseguenza, molto più veloce.
 

Lat sao - applicazioni

Cioè sequenze di attacchi e difese a distanza, ovviamente, a coppie.
In seno al Lat Sao troviamo una varietà completa di combinazioni atte a formare un quanto più vasto bagaglio tecnico del praticante.
Una qualsiasi arte marziale, rimare sterile se nell'ambito delle lezioni non si testa sulla propria pelle ciò che si è studiato.
Applicare il Lat Sao ed il Chi Sao, in situazioni costruite quanto più realmente possibile, è necessario e fondamentale per sviluppare l'attitudine e la consapevolezza allo scontro fisico che potrebbe, nostro malgrado, un giorno doverci coinvolgere.

 

Ip Man Wing Tsun

 


.: Il Wing Tsun tra storia e leggenda

La storia del WingTsun si basa su un manoscritto originale del defunto Grand Master Yip Man. Con il passare del tempo, fatti veri sono stati mescolati a racconti inventati ed è nata così una storia delle origini, che, nonostante tutto o, magari, proprio per questo continua ad affascinare.Durante il governo K’angh­si della dinastia Ching, i seguaci dello Shaolin Kung Fu erano talmente famosi, per la loro arte del combattimento, che il governo Ching se ne preoccupò a tal punto, da decidere di uccidere i monaci e di distruggere il monastero che si trovava sul monte Sung, nella provincia Honan, nella Cina centrale. Furono quindi inviati numerosi soldati con l’ordine di distruggere il monastero e di estinguere la comunità religiosa. Ma i monaci del monastero Shaolin opposero una resistenza così forte, che il monastero ne rimase indenne perfino dopo una lunga e dura lotta. Chan Man Wai, il migliore dell’anno tra i candidati all’esame dei funzionari, voleva fare carriera nel governo e così espose il suo piano. Per poterlo attuare, fece una congiura con alcuni monaci del monastero Shaolin, il più importante dei quali si chiamava Ma Ning Yee. Quest’ultimo si lasciò convincere a tradire i suoi compagni e incendiò il monastero a loro insaputa. In questo modo si riuscì a ridurlo in cenere. Durante l’incendio morirono la maggior parte dei monaci e dei laici esperti di combattimento. Alcuni combattenti riuscirono però a scamparla e tra questi i Cinque Anziani, capi dei cinque stili Shaolin. La maestra buddista Ng Mui, il maestro Chi Shin, il maestro Pak Mei, il maestro Fung To Tak ed il maestro Miu Hin con i suoi discepoli, particolarmente Hung Hai, Kwun, Fong Sai Yuk e Luk Ah Choy.
Uno dei Cinque Anziani, il maestro Chi Shin, che era anche abate e che prima dell’incendio aveva avuto la maggior parte degli allievi, li convinse della necessità di dover combattere contro i Manciu. Per questo Chi Shin e i suoi allievi preferiti vennero ricercati con mandato di cattura. Chi Shin ordinò loro di disperdersi in tutto il paese per evitare di essere catturati. Egli stesso, per potersi salvare, assunse la falsa identità di cuoco rifugiandosi su una giunca rossa. Altri maestri, come Miu Hin e sua figlia Miu Tsui, si nascosero a lungo presso le stirpi dei Miao e dei Yao, tra Szechwan e Yunnan. Più tardi vagabondarono per il paese ed arricchirono sempre di più le leggende cinesi. In Cina sono famose le storie “Fong Sai Yuk sfida i difensori di un torneo” e “Ng Mui uccide Lee Pa Shan sul paletto dei fiori di pruno”. Dopo la distruzione del monastero Shaolin i sopravvissuti si divise­ro per potersi salvare con più probabilità dalla persecuzione del governo dei Manciu. Il Master Chi Shin, ad esempio, assunse l’identità di cuoco su una giunca rossa (la “giunca rossa” era la nave di trasporto delle troupe di teatro, normalmente dipinta di rosso e adornata di bandiere variopinte).
La monaca Ng Mui si rifugiò nel tempio della Gru Bianca, sul monte Tai Leung.Lì ebbe modo di dedicarsi indisturbata all’arte marziale e allo Zen. Per lungo tempo Ng Mui rifletté su come avrebbe potuto creare una nuova arte marziale, capace di offrire la possibilità, anche a persone fisicamente deboli, di sconfiggere esperti delle Arti Marziali classiche.
La leggenda racconta che Ng Mui ebbe l’ispirazione decisiva osservando una lotta tra una gru e una volpe.La volpe girava intorno alla gru, nella speranza di poter sferrare un attacco mortale, sul fianco non protetto di quest’ultima. La gru, però, si girava in continuazione in modo da mostrare alla vol­pe il suo petto. Ogni volta che la volpe si avvicina­va troppo, tentando di attaccarla con una zampa, la gru si difendeva con un’ala e, contemporaneamente, contrattaccava con il becco. Mentre quindi la gru si difendeva con l’ala e contrattaccava con il becco, la volpe astuta si avvaleva della velocità delle proprie gambe e degli attacchi a sorpresa. 
Non ha importanza come sia terminata questa lotta.Ng Mui sviluppò, grazie all’idea ricavata da quell’osservazione, un nuovo sistema di arti marziale.Le caratte­ristiche distintive più importanti del nuovo sistema di Ng Mui, rispetto al Kung Fu Shaolin, consistevano nei movimenti più semplici ed adattabili, nell’orientamento alla prassi e nell’impiego più economo della forzaIl sistema di Ng Mui aveva come scopo la sconfitta del nemico, non con la forza, bensì con il metodo. Sul monte Tai-Leung Ng Mui conobbe un certo Yim Lee e sua figlia Wing Tsun, il cui nome significa “bella primavera”. Il sistema della monaca Ng Mui deve il suo nome melodioso proprio a questa giovane ragazza. A quei tempi la monaca buddista Ng Mui viveva nel tempio della Gru Bianca, sul monte Tai Leung e, più volte al mese, era solita frequentare, per acquistare i viveri, il mercato del vicino villaggio, dove la giovane ragazza Yim WingTsun vendeva il tofu insieme a suo padre. I due erano fuggiti dalla loro terra natia, la provincia Guangdong, poiché sfortunatamente il padre era stato coinvolto in un problema giudiziario. Essendo stato allievo del monastero Shaolin, egli aveva appreso alcune tecniche di combattimento che impiegava, all’occorrenza, per ristabilire la giustizia dalle sue parti. Per questa ragione, cadde in tali difficoltà, che lo costrinsero ad abbandonare la sua terra e a rifugiarsi ai confini delle province Szechwan e Yunnan, sul monte Tal Leung. Yim Wing Tsun crebbe e divenne una ragazza bella ed intelligente, ma la sua bellezza ed affabilità sarebbero state anche la fonte di gravi problemi. Infatti in quel luogo viveva un noto attaccabrighe che si chiamava Wong, il quale cercava continuamente di provocare liti. Purtroppo gli abitanti del villaggio non sapevano difendersi da lui, visto che egli era un esperto di Kung Fu e che apparteneva ad una società segreta. Attratto dalla bellezza di Yim WingTsun,egli la chiese in sposa; WingTsun, però, era già stata promessa sin dall’infanzia ad un giovane di nome Leung Bok Chau, un mercante di Fuchia. 
Wong le mandò un messaggero, fissandole una scadenza e minacciandola di usare violenza nel caso in cui ella lo avesse respinto. Padre e figlia vivevano quindi nel timore per il loro futuro. Con l’andare del tempo Ng Mui era diventata cliente abituale di Yim Lee e spesso si intratteneva con i due. Un giorno, ella si rese conto che erano tormentati da grandi preoccupazioni. Yim Lee le raccontò ogni cosa e Ng Mui, che era dotata di spiccato senso della giustizia, decise di aiutare WingTsun. 
Ella però non desiderava punire personalmente il malfattore, da un lato per non far scoprire la sua vera identità, e dall’altro perché un combatti­mento tra lei, la famosa maestra del monastero Shaolin ed uno sconosciuto picchiatore sarebbe stato considerato sleale ed inglorioso. Per questi motivi volle aiutare Yim WingTsun trasmettendole l’arte del combattimento. Dopo soli tre anni di lezione privata, la giovane ragazza padroneggiava perfettamente il metodo che le era stato mostrato. Dopo l’addestramento Ng Mui la mandò di nuovo nel tempio della Gru Bianca da suo padre. Non appena WingTsun fu ritornata al villaggio, fu molestata dal picchiatore Wong. Questa volta ella non scappò, ma lo sfidò in un duello. Il “rowdy” era sicuro della sua vittoria e già si rallegrava all’idea di aver finalmente conquistato la ragazza. Purtroppo per lui, però, aveva fatto male i calcoli poiché WingTsun lo sconfisse mettendolo k.o.. Dopo questa vittoria, WingTsun continuò ad esercitarsi nel combattimento e, allorché Ng Mui decise di proseguire il suo viaggio, fu esortata a trovare un degno successore e a istruire solo gli allievi giusti. Yim WingTsun sposò il suo fidanzato Leung Bok Chau e gli trasmise il metodo di combattimento che aveva appreso da Ng Mui. Leung Bok Chau, che prima di sposarsi aveva prati­cato il kung Fu, non ascoltava la moglie quando questa gli parlava della sua arte marziale, credendo che una donna fosse troppo debole per poter essere considerata una pericolosa rivale per un uomo. Una volta, pero, WingTsun ebbe finalmente l’opportunità di dargli una dimostrazione pratica della sua abilità, e da allora, ogni volta che combattevano insieme, essa riusciva a sconfiggere il marito.
Solo a quel punto egli riconobbe che sua moglie era una grande maestra di arti marziali, e per renderle omaggio chiamò questo sistema di kung Fu: “WingTsun Kuen”. Leung Bok Chau si allenò regolarmente con la moglie fino a diventare egli stesso un Master di quest’arte marziale. Più tardi egli trasmise questo sistema a Leung Lan Kwai, un ortopedico ed erborista che non voleva rendere pubbliche le sue conoscenze di Kung Fu, tenendole gelosamente per sé. Nemmeno i suoi parenti e gli amici più intimi sapevano che egli fosse un Master di Kung Fu. Il suo segreto venne svelato solo quando egli sbaragliò un gruppo di picchiatori che aveva attaccato un uomo solo. Se Leung Lan kwai non fosse stato costretto in quel momento a mostrare la sua abilità, la storia del WingTsun sarebbe forse finita qui. Così invece successe che egli trasmise il suo sapere a Wong Bo, un attore che faceva parte di una troupe teatrale. All’epoca tutti gli attori dell’opera venivano chiamati I giovani della giunca rossa”. Leung Lan Kwai originariamente non aveva alcuna intenzione di insegnare ad altri questo sistema, ma l’onestà e il senso della giustizia di Wong Bo lo distolsero dal suo proposito ed egli lo accettò come allievo. A quei tempi la maggior parte dei “giovani della giunca rossa” si occupava di arti marziali. Durante le loro rappresentazioni si truccavano così pesantemente da diventare irriconoscibili. Per questo motivo anche il Master buddista Chi Shin, uno dei Cinque Anziani del monastero Shaolin, che come la monaca Ng Mui era scampato al grande incendio, assunse l’identità di cuoco su una “giunca rossa , per evitare di essere riconosciuto ed arrestato. Sebbene egli avesse nascosto la sua vera identità per lungo tempo, si confidò ad alcuni colleghi che non lo tradirono, ma che, al contrario, lo protessero ripetutamente con successo nelle situazioni pericolose. Erano tutti degli uomini dagli ideali onesti, e, soprattutto erano contro il governo dei Manciu.Per questo si impegnavano segretamente a far crollare questo regime, fondando delle società segrete che intraprendevano azioni contro di esso. In questo modo Master Chi Shin divenne il loro eroe. Egli insegnò loro l’arte del combattimento e, per preparali all’imminente lotta contro i Manciu, li istruì nel kung Fu del monastero Shaolin. 
Degno di essere menzionato tra gli allievi di Master Shin era Leung Yee Tei; egli si trovava sulla giunca rossa non in qualità di attore, ma di marinaio e governava la giunca con l’aiuto di una lunga pertica. E chiaro, per questo, che tra tutte le tecniche offerte dal Master Chi Shin, quella che egli preferiva era la tecnica con i bastoni lunghi. Leung Yee lei ebbe molta fortuna, poiché Master Chi Shin, uno dei pochi esperti dei bastoni lunghi, lo ritenne degno di apprendere tali tecniche. Proprio attraverso Leung Yee Tei le tecniche con il bastone lungo avrebbero trovato accesso al sistema WingTsun. In età avanzata Leung Yee Tai trasmise l’arte del WingTsun a Leung Jan, un famoso medico di Fatshan, una delle quattro città più importanti della provincia Kwangtung, nella Cina del sud. Fatshan, molto trafficato per via della sua posizione favorevole alla foce del fiume Perla, era un famoso centro commerciale, crocevia di funzionari statali, ricchi mercanti, operai e gente comune. Leung Jan, che lì aveva un’erboristeria, proveniva da una buona famiglia, era colto, gentile e disponibile; egli non si occupava solo dell’erboristeria, ma prestava anche assistenza medica ai suoi concittadini. Essendo un buon medico godeva della fiducia degli abitanti della città e il suo studio era molto frequentato. Nel suo tempo libero egli si dedicava alla letteratura e, con meraviglia di qualcuno, anche all’arte del combattimento. Tuttavia, era piuttosto indeciso su quale stile seguire e non aveva molta considerazione per te posizioni basse e per i lunghi ponti, che agli altri apparivano forti e vincenti: a lui interessavano poco gli stili che si affidavano quasi esclusivamente alla forza fisica, come pure quelli che si basavano su movimenti eleganti ma poco pratici. Ciò che cercava era un sistema i cui movimenti fossero semplici e che si potessero eseguire in modo pratico ed efficace. Passò molti anni alla ricerca di un sistema giusto e soprattutto di un bravo insegnante, finché la sua pazienza venne ricompensata: incontrò Leung Yee Tai e da lui apprese il sistema WingTsun. Leung Jan, grazie alla sua abilità, si guadagnò ben presto il titolo di ‘re del Kung Fu” del WingTsun. 
La sua fama lo costrinse però a sostenere diverse sfide: ambiziosi combattenti lo costrinsero a difendere il suo titolo, ma questi venivano regolarmente e rapidamente sconfitti. Ovunque il suo nome era noto, si parlava con entusiasmo del suo titolo di re del Kung Fu, e delle sue vittorie. Persino oggi, la vecchia generazione del Kung Fu parla ancora con profonda ammirazione dei suoi combattimenti.Dal punto di vista finanziario, non era necessario che Leung Jan insegnasse il WingTsun: egli, infatti, lo faceva unicamente perché aveva bisogno di un compagno di allenamento per i suoi studi sul sistema. Per questo motivo aveva pochissimi allievi, tra i quali bisogna menzionare i suoi due figli, Leung Tsun e Leung Bik. Ogni sera, dopo la chiusura della sua farmacia, insegnava il WingTsun. Uno dei suoi allievi fu soprannominato "Wah, il taglialegna”, perché le sue braccia erano dure come il legno e poiché spesso, durante l’allenamento, egli riusciva a rompere le grosse braccia dell’Uomo di legno. Ogni sera, insieme ai suoi compagni di allenamento, Wah perfezionava le sue abilità nel WT sotto la guida del suo maestro Leung Jan. Vicino alla farmacia si trovava la bancarella di un cambiavalute che era appassionatissimo di Kung Fu e che desiderava ad ogni costo trovare un famoso Maestro. Trovandosi con la bancarella nei pressi della farmacia di Leung Jan, egli aveva la possibilità di ammirare da vicino le esibizioni del Maestro. Avrebbe dato chissà cosa per poter diventare suo allievo. Leung Jan era però un ricco cittadino, proveniente da una famosa famiglia, e l’umile Chan Wah Shun non aveva il coraggio di chiedergli un tale favore, poi­ché aveva paura che la sua proposta venisse respinta. Tutte le sere, dopo il lavoro, Wah il cambiavalute, in punta di piedi si appostava davanti alla porta de­lla farmacia per osservare la lezione di WingTsun attraverso uno spiraglio. Mas­ter Leung Jan era il suo idolo: neanche uno dei suoi movimenti, effettuati con le mani o con i piedi, sfuggiva alla sua attenzione. Giorno dopo giorno, il suo desiderio di apprendere il WingTsun cresceva sempre più. Un giorno si fece coraggio e si rivolse a Leung Jan e, come aveva previsto, la sua proposta venne cordialmente, ma decisamente, respinta. 
Pur rimanendone naturalmente profondamente deluso, Wah non abbandonò le sue speranze ed escogitò un piano per raggiungere il suo obiettivo: un giorno, mentre Leung Jan era assente, Wah il taglialegna portò un uomo molto forte nella farmacia dove si trovava solo Leung Tsun, il figlio minore di Leung Jan. Avrete naturalmente già capito che lo sconosciuto non era altri che Wah il cambiavalute che, osservando regolarmente le lezioni dalla fessura della porta, aveva già imparato abbastanza bene diverse tecniche di WingTsun.Leung Tsun volle combattere con il cambiavalute non solo per vedere quanto avesse imparato attraverso le lezioni ‘proibite”, ma anche per dimostrare la sua superiorità. Egli, però, non si era duramente allenato come Wah il taglialegna. Wah il cambiavalute si rese conto al primo contatto che il suo avversario non era così forte ed abile come si era aspettato. Senza volerlo, il colpo con il palmo della mano di Chan Wah Shun fu talmente forte che Leung Tsun volò sulla sedia preferita di suo padre, rompendola. Esterrefatti dall’esito del combattimento, temettero il ritorno di Leung Jan che li avrebbe sicuramente puniti, vedendo che la sua sedia preferita era andata distrutta. Per fare in modo che non se ne accorgesse raccolsero i pezzi e lì assemblarono al meglio. La sera, dopo cena, Leung Jan che voleva riposarsi un po’ sulla sua sedia prediletta, sì trovò improvvisamente a terra! Interrogato il figlio, venne a sapere dello sconosciuto e del combattimento. A Leung Jan interessava particolarmente sapere in che modo Wah il cambiavalute avesse appreso il WingTsun e scoprì che egli aveva osservato di nascosto le sue lezio­ni e che aveva segretamente ricevuto lezione dal suo allievo Wah il taglialegna. Leung Jan dopo aver rimproverato il taglialegna, poiché non era permesso dare lezioni di Kung Fu senza il suo consenso, mandò a chiamare Wah il cambiavalute. Temendo per il suo allievo “proibito” una punizione da parte di Leung Jan, gli consigliò di non recarsi dal Maestro, ma di rifugiarsi nel suo paese natio. Ritornato in farmacia, egli apprese che Leung Jan non covava alcun desiderio di punizione e che voleva semplicemente constatare l’abilità del cambiavalute. Felicissimo, chiamò il suo amico che, una volta esaminato raggiunse finalmente il suo scopo, venendo ammesso da Leung Jan. 
I Manciù governavano i cinesi da oltre 200 anni, in questo modo riuscirono a divenir parte della cultura cinese. li muro esistente agli inizi non esisteva quasi più e ciò si manifestava nel fatto che non c’erano più sentimenti di Odio verso i Manciù e che i cinesi avevano sempre maggiori possibilità di occupare posti nel governo dei Ching. Il governo dei Ching (e cioè i Manciù) si era abituato allo stile di vita cinese divenendo ben presto corrotto. Attacchi da parte di altri Paesi erano all’ordine del giorno e molti fattori stavano portando al graduare indebolimento del morale e del loro potere militare. Una delle soluzioni era quella di rinforzare il potere del Paese esercitando meglio i militari. A questo proposito ci si rivolse a Chan Wah Shun e per questo gli si offri il posto di istruttore-capo dei Soldati dell’8~ gonfalone, come veniva chiamata la forza militare dei Mandò. Era una posizione prestigiosa e di potere. Eppure per Chan Wah Shun, il successore di Leung Jan, non era un onore essere capo-istruttore dei soldati Manciù. Esattamente come per il suo Sifu, per lui la lezione di Kung-Fu era una passione e non una professione. Chan Wah Shun, il cambiavalute, divenne quindi il successore di Leung Jan. Alcuni dei nostri lettori che non conoscono a fondo la tradizione cinese si sarebbero sicuramente aspettati che uno dei due figli di Leung Jan -Leung Tsun o Leung Bik - diventassero i suoi legittimi successori. Ma nel Kung-Fu cinese non esiste una successione al trono di solito i figli di un Grandmaster si esercitano meno duramente degli altri allievi, in primo luogo perché meno motivati ed inoltre per il fatto di trovarsi spesso in contrasto con la Via seguita dal padre. E’ certo che tutti i genitori desidererebbero che siano i propri figli a diventare suoi successori e ciò è dimostrato anche dal fatto che solo a loro insegnavano le tecniche più avanzate. Nella maggior parte dei casi però, il figlio si accontentava del puro sapere teorico, seguendo il motto “io so cose che tu non sai .”, e non si curava di impadronirsi di qualcosa che avrebbe potuto ereditare dal padre. Cosi il figlio, che conosceva solo la teoria ma quasi niente della pratica, finiva con il diventare arrogante e geloso degli allievi del padre. Per tale motivo, non i figli di Leung Jan, bensi Chan Wah Shun divenne il suo successore; per questo non il figlio di Chan Wah Shun, Chan Yu Min, bensì Yip Man divenne il suo successore. 
Non esiste una successione al trono, cosa che vale anche per le altre arti marziali cinesi, nelle quali l’unica cosa che conta è l’abilità. Chan Wah Shun non aveva una sua scuola, ma affittava di volta in volta dei locali seconde le esigenze. Nei suoi 36 anni di insegnamento ebbe solamente 16 allievi, tra i quali suo figlio, Chan Yu Min, un ragazzo maleducato che, con grande dispiacere di suo padre, era spesso coinvolto in risse con giovani criminali della sua città. A causa di ciò, Chan Wah Shun non trasmise a suo figlio le tecniche più avanzate del WingTsun, ma le mostrò a sua nuora. Chan Yu Min fu più tardi costretto ad apprendere dalla moglie quelle tecniche che il padre si era rifiutato di mostrargli. Bisogna però ricordare che Chan Yu Min era abbastanza esperto nell’impiego dei bastoni lunghi e così si guadagnò il titolo di “re dei bastoni lunghi delle sette province” durante una competizione. Come premio ricevette un gigantesco bastone lungo, sul quale era inciso il suo nome e, allorché aprì una propria scuola, appese tale bastone sulla porta per attirare allievi. Fu l’ultimo Gran Maestro che tutti considerarono un leader. Di una famiglia benestante, ricco proprietario di un terreno e di una via intera con tutti i suoi immobili, Yip Man avrebbe potuto fare la vita comoda e sicura di un “bohemien”, senza sporcarsi le mani con il lavoro. Ma all’improvviso e sorprendendo tutti i familiari, il giovane Yip Man scoprì ben presto la sua passione per le arti di combattimento (per un cinese colto e benestante non era consentito scegliere il Kung Fu come hobby). Come succede nei Paesi occidentali con la Boxe o la Lotta, le Arti Marziali erano considerate in Cina lo svago delle classi inferiori. In realtà i giovani intellettuali occidentali cominciarono ad interessarsi a questo tipo di pratiche dopo averle infarcite con elementi pseudofilosofici. Al contrario del Karate che in Giappone ed in Occi­dente si cominciò a praticare nelle uni­versità per fare in modo che sia i professori che gli allievi entrassero in contatto prima possibile con quell’arte, il Kung Fu cinese continuò ad essere considerato come uno svago per la classe operaia, che d’altra parte aveva sempre dato i migliori combattenti, ma non degli istruttori che conoscessero anche a fondo le base teoriche dell’arte. 
Di conseguenza, la maggior parte degli istruttori di Wing­Tsun erano (e tuttora lo sono) camerieri o cuochi, ovvero gente che non aveva veramente capito la teoria e che dunque non poteva tramandarla agli allievi. Yip Man fu una fortunata eccezione. Già a 13 anni, Yip Man ebbe modo di frequentare le lezioni di Chan Wah Shun, il discepolo preferito del Gran Maestro Leung Jan. Wah, il “cambia valute”, non aveva una sua scuola di WingTsun, per questo era costretto a prendere in affitto dei locali tutte le volte che era necessario, Il padre di Yip Man ebbe la gentilezza di mettere a sua disposizione l’antico tempio familiare del dan Yip, in modo che potesse utilizzarlo da sala di allenamento ed impartire li le sue lezioni. Sfortunata­mente, Wah aveva pochi allievi, per via dei prezzi salati, In quanto figlio del proprietario, per Yip Man fu facile entrare in contatto con Chan Wah Shun. Le tecniche di Wah affascinarono il giovane Yip Man sin dal primo momento, per cui decise di apprendere l’arte del WingTsun. Un giorno, Yip Man consegnò al sorpreso Chan Wah Shun la somma di tre taele e gli chiese di essere ammesso come allievo. Wah guardò insospettito il giovane, chiedendosi da dove avesse tirato fuori quei soldi, Quando parlò con il padre di Yip Man, seppe che li aveva “presi” dal suo salvadanaio.Emozionato dalla fermezza e dal desiderio di Yip Man di apprendere il WingTsun, Wah decise di accettarlo come allievo, anche se gli diede le prime lezioni senza troppa convinzione, giacché non era tanto sicuro delle capacità del giovane che considerava semplicemente un membro della classe superiore, troppo sensibile in fondo per la pratica delle Arti Marziali. Tuttavia, con l’aiuto della sua intelligenza ed il sostegno dei suoi “fratelli di Kung Fu” più gran­di, Yip Man riuscì ad apprendere tanto in poco tempo e così riuscì anche a porre fine ai pregiudizi di Wha, che incominciò ad insegnargli sul serio. 
Chan Wha Shun dedicò 36 anni all’insegnamento, ed in quel periodo ebbe soltanto 16 allievi, fra i quali c’era suo figlio, Chan Yu Min. Tra tutti i suoi discepoli, Yip Man fu il più giovane. Wah il “cambia valute” morì quando Yip Man aveva 16 anni, Quello stesso anno, Yip abbandonò Fatshan per trasferirsi a Hong Kong ed iniziare la sua attività docente presso il St. Stephen’s College. Yip Man stava assiduamente continuando gli studi scolastici, ma questo non gli impediva di battersi con i suoi compagni europei, sconfiggendoli in ogni occasione, nonostante fosse più piccolo di loro. Anni dopo confessò che a quell’epoca era molto arrogante e si sentiva troppo sicuro di se stesso. Un giorno, un amico chiamato Lai gli disse: ‘Nella nostra società c’è un praticante di WingTsun che ha più di 50 anni.È amico di mio padre. Avresti il coraggio di batterti con lui?” Yip Man, giovane e pretenzioso, che in più non sapeva cosa significasse perdere e non aveva paura di nessuno, accettò immediatamente la sfida. Il suo amico lo portò in questa azienda che produceva seta, situata nella Jervois Street, dove l’aspettava quell’uomo. È amico di mio padre. Avresti il coraggio di batterti con lui?” Yip Man, giovane e pretenzioso, che in più non sapeva cosa significasse perdere e non aveva paura di nessuno, accettò immediatamente la sfida, Il suo amico lo portò in questa azienda che produceva seta, situata nella Jervois Street, dove l’aspettava quell’uomo. Si presentò come il signore Leung e gli disse: “Dunque sei allievo dell’onorevole Maestro Chan Wah Shun, di Fatshan. Sei ancora molto giovane. Cosa hai appresso dal tuo maestro? Hai già finito la Chum-Kiu?’ Ma Yip Man che era troppo impaziente per combattere, non gli diede troppa retta, limitandosi a dare delle risposte rapide e superficiali, mentre si toglieva il lungo vestito per prepararsi al combattimento. Allora il signor Leung gli disse che poteva attaccarlo a qualsiasi parte del corpo e che lui si sarebbe limitato semplicemente a difendersi senza eseguire alcun tipo di contrattacco e che in nessun caso gli avrebbe fatto del male. Ciò fece in modo che Yip Man si arrabbiasse ancora di più. Tuttavia, attaccò con calma e considerazione. Ma quell’uomo era capace di difendersi dagli attacchi più forti in modo quasi indolente. In diverse occasioni Yip Man cadde per terra, si alzò e continuò ad attaccare, ma soltanto per scoprire che non aveva nessuna opzione. 
Poi si accorse che quell’uomo era Leung Bik, il figlio minore di Leung Jan, di Fatshan, il Si-fu di Chan Wah Shun (il cambia valute). Bisogna ricordare che Chan Wah Shun fu il maestro di Yip Man. Ciò significa che il signor Leung era in realtà il “fratello minore di Kung Fu” (Si-Dai) del maestro (Si-Fu) di Yip Man, dunque apparteneva ad una generazione superiore alla sua e Yip Man avrebbe dovuto chiamarlo ‘Zio” (Si­ Suk). Se Yip Man non fosse stato così arrogante all’inizio, quando Leung Bik lo aveva interrogato, avrebbe saputo tutti questi particolari da subito. Così decise di continuare i suoi studi di WingTsun con Leung Bik, giacché il suo Sifu era già morto. Doveva sfruttare quell’opportunità unica. Leung Bik, da parte sua, riconobbe il grande potenziale che aveva quel giovanotto, al quale mancavano soltanto un in­segnamento adeguato e dell’esperienza. Leung Bik promise a Yip Man di insegnargli WingTsun. Così, mentre Chan Wah Shun fu per Yip Man l’equivalente di un ‘professore delle elementari”, che gli insegnò, personalmente ed attraverso Ng Chung le potenti tecniche basilari del WingTsun, può dirsi che l’intellettuale Leung Bik, che aveva appreso da suo padre Leung Jan anche la “tecnica dolce” (che teneva segreta) fu il suo “professore universitario” che diede alle sue tecniche un’altra dimensione. Da quel momento Yip Man segui per molti anni il suo nuovo Sifu Leung Bik, apprendendo tutti i segreti del WingTsun. A 24 anni, Yip Man tornò nella sua città di origine, Fatshan, come un vero maestro del WingTsun. Yip Man era figlio di un benestante, per tal motivo ebbe a disposizione tutto il tempo che voleva per praticare WingTsun insieme al Si­Hing Ng Chun So ed al suo allievo Yuen Kay Shan. Yuen Kay Shan era soprannominato “Yuen il quinto” dato che era il quinto figlio nella sua famiglia. A Fatshan tutti lo chiamavano in quel modo, fino al punto che più tardi nessuno si ricordò più quale fosse il suo vero nome. Pur essendo qualche anno più grande di Yip Man, nella terminologia ci­nese del Kung Fu era invece suo “nipote” (Si­Djuk), perché Yip Man apparteneva ad una generazione di Kung Fu superiore ovvero aveva iniziato prima la pratica del WingTsun. Tuttavia, praticando insieme tutti i giorni, dimenticarono presto di appartenere a delle generazioni differenti (qualcosa di molto strano nella tradizione cinese), diventando ben presto amici per la pelle. A Fatshan Yip Man si accorse di un fatto insolito ed anche inquietante: aveva superato tutti i suoi colleghi più anziani (Si-Hing). Anche loro se ne accorsero e si lamentarono, dicendo che lui aveva appreso qualcosa che il loro comune maestro Chan Wah Shun non gli aveva insegnato. Per questo motivo lo rimproverarono, soprattutto quelli che erano stati sconfitti, dicendogli che si era allontanato dalla “vera teoria” del WingTsun e che non insegnava un WingT­sun “corretto”. (Curiosamente a Leung Ting che apprese la “tecnica dolce” da Yip Man come allievo privato, gli furono fatti più in avanti gli stessi rimproveri). Tutto ciò scatenò una serie di discussioni fra Yip Man ed i suoi Si-Hing. Per fortuna Ng Chung So chiarì questa situazione.
Spiegò loro che il suo Sifu Chan Wah Shun, nonostante fosse stato un gran maestro, non fu capace di insegnargli completamente ciò che padroneggiava, perché non aveva la necessaria formazione scientifica per spiegare la complessa teoria del WingTsun. Leung Bik invece, non solo era un esperto in WingTsun, ma anche un saggio, per questo fu capace di spiegare esattamente a Yip Man la teoria essenziale del WingTsun. (Bisogna anche dire che quasi tutte le pubblicazioni note sull’arte del combattimento di Yip Man sottolineano la massima importanza della linea centrale, ma nessuno fuori dalla scuola di Leung Ting è capace di spiegare correttamente questo concetto). Questa è la differenza fondamentale tra Yip Man ed i suoi colleghi più anziani. Yip Man non nutriva alcun interesse per la fama o la ricchezza e non si vantò mai delle sue abilità davanti ad altri. Ma si raccontano degli aneddoti curiosi, anche se delle volte un po’ esagerati, che testimoniano come certe volte sia stato costretto ad usare le sue tecniche. Ad esempio: una volta l’anno si teneva una festa a Fatshan alla quale partecipavano tutti i ricchi mercanti, im­prenditori e persone di spicco della comunità, nonché gente di altre città vicine. In quelle occasioni la gente per strada era talmente tanta che era difficile trovare un posto per guardare lo spettacolo. Ad una di quelle feste partecipò anche Yip Man con alcune giovani signori­ne. Vicino a loro si trovava un soldato. Yip Man in genere non amava troppo i soldati. A quell’epoca chi diventava soldato era di solito un bandito o un pigro. C’era un proverbio popolare che diceva che i bravi giovani non diventavano soldati. Le accompagnatrici di Yip Man erano vestite elegantemente e la loro bellezza ed il loro comportamento squisito attirarono il soldato. A Yip Man non piacque che il soldato si avvicinasse a loro signorine e che parlasse in modo scortese, dunque lo rimproverò e cominciò a discutere con lui. Il soldato si sorprese vedendo che Yìp Man non era un intellettuale teorico e si arrabbiò ancora di più, tirò fuori la sua pistola e gliela puntò addosso. Yip Man non ebbe la minima esitazione. Deviandogli il braccio, gli tolse la pistola e levò il tamburo dell’arma con le dita. Prima che il militare si riprendesse dallo spavento, Yip Man e le sue accompagnatrici erano spariti. Questo episodio è stato descritto da diversi testimoni in altrettanti modi. C’è persino chi dice che ruppe la pistola in due...



















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